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Scuola e famiglia

di Goffredo Fofi

di Goffredo Fofi. Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista. Direttore della rivista Gli asini.

La storia di Maddalena e Raymond e della loro idea di homeschooling ci fa riflettere sulla scuola come istituzione, con i suoi limiti e virtù.

Conobbi tanti anni fa in Sicilia, nel gruppo che lavorava intorno a Danilo Dolci a Partinico e in altre zone della provincia palermitana, una coppia di giovani – Maddalena, un’esile perugina di famiglia nobile e ricca e Raymond, un esile inglese di famiglia comune – che lavorarono per un po’ di tempo con Capitini e che infine si trasferirono in un piccolo dominio inglese isolato da tutto.

Delusi dal mondo e abbastanza ricchi, avevano decisi di vivere poveramente e di dare un senso alla loro vita tirando su dei figli che sarebbero senz’altro diventati geniali, ne erano più che convinti, lontani dal mondo e dalle scuole ma cresciuti dai genitori nelle scienze e nelle arti e con una perfetta conoscenza dei Vangeli, di Shakespeare e di Darwin.

…lontani dal mondo e dalle scuole ma cresciuti dai genitori nelle scienze e nelle arti e con una perfetta conoscenza dei Vangeli, di Shakespeare e di Darwin.

Figure di questo tipo ce ne erano altre, nei giri iper-minoritari che ho frequentato nei tardi anni Cinquanta e nei primi Sessanta del Novecento, al margine dei grandi movimenti, fuori dalle grandi organizzazioni. E anche ad Agape [il centro ecumenico della Tavola Valdese a Prali]. L’ultima notizia di Raymond e Maddalena la ebbi da un libretto – che scrissero insieme e mi mandarono e che ebbe in Inghilterra una certa fortuna –, in cui raccontavano il loro progetto di vita e difendevano con grande convinzione le loro idee su un’educazione tutta famigliare, lontana dall’educazione imposta dallo Stato e dalle sue idealità.

Non seppi più nulla di loro, e non so dire se i loro figli diventarono geniali come erano convinti sarebbero diventati, tranne qualche notizia che mi dette Grazia Fresco – anche lei loro amica –, la grande pedagogista montessoriana della prima infanzia scomparsa – ahinoi! – di recente, la più vecchia e più cara delle mie amiche e una delle tante donne straordinarie che ho avuto la fortuna di conoscere e di frequentare nel corso degli anni.

Mi capita di ripensare a Maddalena e a Raymond, miei bizzarri amici di un tempo, di fronte a qualche esperienza recente di giovani coppie che si organizzano con altre, intorno a una figura di maestra o maestro di cui si fidano, e organizzano delle scuolette di vicinato o dei doposcuola – privati e privatissimi – ispirati a progetti pedagogici più profondi e ambiziosi di quelli riscontrabili nella men che mediocre nostra scuola pubblica, per la sfiducia fin troppo giustificata che nutrono verso l’istituzione scolastica.

E anche verso le figure delle logorroiche professoresse e dei loro equivalenti “professoressi”, anche nostri vicini e amici – ahimé! – convinti che siccome in questa scuola ci sono anche loro, la scuola deve resistere e continuare com’è, con soltanto un po’ più di spazio per insegnanti come loro.

Diceva Tolstoj che “tutti sono esseri umani, perfino i professori”, e che nessun professore si sarebbe mai davvero rivoltato contro un’istituzione che gli dà da vivere…

Non è difficile vedere i limiti della “scuola di Stato” (di cui tanti anni fa un grande pedagogista – l’ultimo forse dei nostri grandi, Lamberto Borghi – ricostruì, criticò e discusse le basi ideologiche e politiche).

Ma non è difficile neanche vedere e discutere i limiti di una educazione che ha il suo perno nella famiglia, anche se oggi i limiti dell’educazione di stato ci appaiono più evidenti, “donmilaniamente” evidenti.

Gli insegnanti più bravi che conosco (specialmente alle elementari e alle medie) mi ripetono quasi ossessivamente che i peggiori nemici di una libera e solida educazione dei bambini e adolescenti sono oggi proprio i genitori – che pretendono controllare la formazione dei loro figli sulla base di convinzioni egoistiche e spesso cretine, mal digerite dalle sciocchezze che propinano loro gli “esperti” dei giornali e delle tv, i più superficiali e nefasti tra i quali sono solitamente psicologi e psicologhe.

Per dirla in breve, è dal tempo di Platone che c’è chi, di fronte alle insufficienze dell’educazione famigliare, crede sia lo Stato il miglior possibile educatore e formatore dei nuovi cittadini.

Per dirla in breve, è dal tempo di Platone che c’è chi, di fronte alle insufficienze dell’educazione famigliare, crede sia lo Stato il miglior possibile educatore e formatore dei nuovi cittadini.

Ma quale Stato? con quali idee e quale progetto? Mussolini come Hitler e come Stalin hanno creduto in questo ossessivamente, e in questo hanno creduto ossessivamente in Italia, dalla fine dell’Ottocento, fior di pedagogisti ma anche di politici, e per esempio hanno creduto ossessivamente i comunisti nel secondo dopoguerra.

Il discorso è aperto, e angosciante perché oggi come oggi (e prevedendo un domani non più chiaro e felice di questo presente) lo Stato è quello che è, e la famiglia è quello che è.

L’unica strada affrontabile è forse quella di ridiscutere daccapo tutto. Ma chi è in grado di farlo, se la pedagogia contemporanea vive in una confusione, incertezza e superficialità imbarazzanti, per non dire peggio?

[pubblicato su Confronti 11/2020]

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Goffredo Fofi

Scrittore, critico letterario e cinematografico, giornalista. Direttore della rivista Gli asini

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