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Quale spazio per la libertà d’informazione?

by redazione

di Stefano Corradino (giornalista a Rainews24 e direttore di Articolo21)

In vista delle elezioni del 4 marzo, Articolo21 invita i candidati più sensibili al tema della libertà d’informazione ad assumersi l’impegno di portarlo all’attenzione del prossimo Parlamento.

«Le sottoscritte candidate e candidati si impegnano a portare l’Italia in Europa anche nel settore delle telecomunicazioni e a levare dalle spalle dell’Italia quella maglia nera che rappresenta una delle vergogne nazionali. Per queste ragioni ci impegniamo a porre nell’agenda del prossimo Governo e Parlamento: la risoluzione del conflitto di interessi, l’introduzione di una rigorosa normativa antitrust, la liberazione della Rai dal controllo di Governo e forze politiche, l’eliminazione dai codici delle norme potenzialmente lesive del diritto di cronaca, la difesa della libertà della rete e della sua neutralità».

L’8 febbraio 2013, presso la Federazione nazionale della stampa italiana, Articolo21 invitò ad un confronto pubblico numerosi candidati di diversi schieramenti alle imminenti politiche per presentare il documento approvato all’assemblea di Acquasparta (del novembre 2012) e farlo proprio, impegnandosi sui temi della libertà di informazione a partire dai primi cento giorni, e prendere parte a un gruppo interparlamentare di Articolo21. Il documento fu sottoscritto da oltre quaranta candidati e circa un quarto di loro fu poi eletto in Parlamento.

A distanza di cinque anni, alla vigilia delle elezioni politiche che si terranno il 4 marzo, intendiamo riproporre lo stesso confronto invitando i candidati più sensibili al tema della libertà d’informazione ad assumersi, qualora fossero eletti, un impegno preciso per portare all’attenzione del Parlamento temi e criticità tutt’altro che risolte.

Poco o nulla è stato fatto sulle questioni che un lustro fa abbiamo sottoposto agli aspiranti deputati e senatori. A cominciare dalla risoluzione del conflitto di interessi, che rimane una grave anomalia italiana e che necessita di una legge ben più severa di quella firmata da Franco Frattini, ministro del secondo governo Berlusconi.

Il diritto di cronaca è sancito dalla Costituzione, ma è ancora quotidianamente limitato e minacciato. Per questa ragione è indispensabile una legge adeguata per contrastare il fenomeno delle cosiddette querele temerarie, vere e proprie intimidazioni preventive: con la richiesta di un risarcimento milionario si cerca di scoraggiare definitivamente il giornalista ad occuparsi di un determinato filone di inchiesta.

L’autonomia del servizio pubblico radiotelevisivo dal condizionamento di governi e partiti continua ad essere un tema all’ordine del giorno. È da molto tempo – quantomeno dalla nascita di Articolo21, datata 2001 – che movimenti e associazioni sensibili alla libertà di espressione (centinaia di migliaia le firme raccolte negli anni) chiedono per la Rai un avvicinamento al modello Bbc, al fine di garantire qualità ed assoluta indipendenza dalla politica. Ma quel modello è più lontano ad ogni legislatura…

La difesa della libertà della rete è un imperativo categorico per evitare che lo strapotere delle multinazionali e delle lobby economiche e finanziarie condizioni o addirittura manipoli le nostre scelte o determini i nostri destini. Ma sul web c’è una battaglia culturale altrettanto importante da compiere: quella contro la distorsione delle notizie e l’imbarbarimento dell’informazione.

Non è solo una questione di fake news (che vanno doverosamente contrastate). È l’hate speech il fenomeno più preoccupante, in rete e non solo. Quel linguaggio dell’odio che si scaglia brutalmente contro le minoranze e le diversità. Una falsa foto-notizia che ritrae un esponente politico ad un funerale (il fotomontaggio di Boschi e Boldrini al funerale di Riina) si può facilmente smentire, ma è molto più difficile contrastare chi proclama la superiorità di una razza sull’altra o chi getta continuamente fango su coloro che cercano solo condizioni di vita migliori.

L’articolo 21, quindi, ma anche l’articolo 3 e tutti gli altri. I 70 anni della Costituzione andrebbero onorati da un Parlamento composto da donne e da uomini protesi verso la sua difesa e l’attuazione dei suoi principi fondamentali.

(pubblicato su Confronti di febbraio 2018)

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