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Salute e guarigione nel mondo pentecostale

by redazione

di Carmine Napolitano (pastore, preside della Facoltà pentecostale di Scienze religiose di Bellizzi – SA)

Alcune chiese pentecostali rifiutano le cure mediche, cercando la guarigione miracolosa proposta da improbabili predicatori. Ma per il pentecostalesimo storico la salute è un dono di Dio che va preservato anche con adeguati stili di vita. Molte chiese, infatti, non permettono il consumo di alcol, caffè e altre bevande o cibi nocivi per il corpo.

Il tema della salute fin dalle origini nel mondo pentecostale è stato legato al tema della guarigione e quest’ultimo è stato legato al tema della corruzione umana, del peccato e dell’allontanamento da Dio; in questo senso è stato legato al tema della salvezza. Nella predicazione pentecostale, salvezza, guarigione e liberazione sono termini correlati e tutti in qualche modo hanno a che fare con dimensioni “salutari”. Da questi punti di partenza si sono poi sviluppate posizioni a volte complementari, altre volte antitetiche. Ad esempio, in molte chiese pentecostali non è consentito bere alcol, caffè e altre bevande o cibi considerati nocivi per il corpo secondo una logica salutista; ma la malattia è vista come una degenerazione causata dal peccato e di conseguenza ogni tentativo per guarire, oltre la preghiera e la fede nella guarigione, è considerato legittimo. Anzi, la scienza medica è vista come un dono di Dio e l’intelligenza capace di sviluppare cure e terapie come una facoltà originaria dell’uomo in quanto creatura di Dio. In altri casi, invece, l’assoluto abbandono alle possibilità di Dio capaci di garantire guarigioni miracolose ha condotto verso forme di estremismo piuttosto discutibili e in qualche caso deleterie per l’avversione a qualunque cura medica nel trattamento delle malattie o per l’insistenza fuori luogo della ricerca della guarigione miracolosa a tutti i costi proposta da improbabili predicatori.

L’insistenza su questi temi con gli accenti siffatti ha spesso indotto gli osservatori esterni ad unire in un unico giudizio (spesso piuttosto severo) tale aspetto della spiritualità pentecostale etichettandolo come la proposta di un health and wealth gospel dove il secondo termine attrae in un’orbita utilitaristica anche il primo configurando il nesso guarigione/salute come un prodotto del prosperity gospel che molto fa discutere dentro e fuori il mondo pentecostale, anche perché deriva da esperienze di confine che con il pentecostalesimo storico non hanno molto a che fare. Per quest’ultimo la salute in quanto benessere fisico è un dono di Dio che va preservato anche con adeguati stili di vita, per quanto possibile; quando tale stato viene a mancare la fede nella guarigione divina può aiutare a ripristinarlo, ma in ogni caso questa possibilità è vissuta nella cornice dell’accoglienza della sovranità di Dio. Per questi pentecostali, insieme all’annuncio dell’evangelo, la guarigione è la testimonianza più importante che Gesù dà al regno di Dio; secondo Matteo 10,8 questo è anche un compito che i suoi discepoli devono assolvere. Le guarigioni di Gesù sono compiute nell’orizzonte del suo annuncio del regno di Dio; esse si presentano come miracoli soltanto quando si perde la speranza escatologica e crediamo di vivere in un mondo che non è stato modificato. Invece esse vanno interpretate come segni anticipatori della resurrezione e della vita eterna; perciò Gesù all’unico lebbroso che tornò a ringraziarlo tra i dieci che erano stati guariti disse: «La tua fede ti ha salvato» (Luca 17,19).

La guarigione iscritta nell’economia del Regno è frutto di salvezza, diversamente è solo fatto miracoloso; ecco perché essa non è “fatta”, ma “accade”, quando e dove Dio decide, essendo legata all’interazione che si stabilisce tra Gesù e l’aspettativa, tra la fede e la volontà degli uomini. La guarigione non fonda la fede (cosa che è tipica dell’evento miracoloso), ma ne è il frutto; non c’è un metodo con il quale ottenerla perché non è riproducibile. Essa viene implorata sulla base della fede nella presenza attuale di Cristo.

Questa prospettiva di relazione con Cristo nella spiritualità pentecostale diventa decisiva ai fini della missione cristiana perché oggi come allora la questione decisiva non è la verità riguardo a Gesù, ma la verità di Gesù che non può essere compresa mediante sangue e carne, cioè in termini noetici, ma per opera di una rivelazione che solo lo Spirito può trasformare in convinzione: perché solo Lui può convincere (Giovanni 16,8). E come? Rendendo possibile ancora oggi un incontro con il Cristo; non è l’insegnamento che convince, ma l’incontro.

Su queste basi decisamente cristocentriche i pentecostali elaborano il loro pensiero circa la salute, la malattia e la guarigione.

(pubblicato su Confronti di dicembre 2016)

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