Medio Oriente: l'appello per «due stati per due popoli» - Confronti
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Medio Oriente: l’appello per «due stati per due popoli»

by redazione

APPELLO  AI  LEADERS  EUROPEI PER PRESENTARE A ISRAELIANI E PALESTINESI UN ACCORDO-QUADRO  CONCORDATO CON GLI STATI UNITI

Ai Capi di Stato e di Governo dei paesi europei,

I negoziati fra Israele e l’Autorità nazionale palestinese, avviati nove mesi orsono sotto l’egida degli Stati Uniti, si sono interrotti alla fine di aprile senza risultati. Ognuna delle parti in causa accusa l’altra di essere responsabile del loro fallimento. Non essendo filtrate informazioni ufficiali circa il contenuto della trattativa, conformemente agli impegni assunti all’inizio,  ci è difficile trarne un bilancio. Peraltro riteniamo che il ritorno allo status quo antecedente sia foriero di pericoli. Per questo Vi chiediamo di unirvi all’Amministrazione americana per proporre un accordo-quadro al fine di preservare la soluzione di «due stati per due popoli», la sola che permetterà ai Palestinesi di conseguire una piena esistenza nazionale in uno stato sovrano e a Israele di restare uno stato democratico con una maggioranza ebraica. Questo accordo-quadro avrebbe il merito di spingere le due parti a reagire e a rivelare i loro punti di disaccordo e di convergenza possibile. Permetterebbe loro di riprendere le trattative e di cercare di giungere a un accordo sulla base dei principi seguenti:

il ritorno ai confini precedenti la guerra del ’67 con scambi concordati di territori di eguale entità al fine di tenere conto della realtà sul terreno e di limitare il numero di Israeliani che dovranno ritornare all’interno dei confini dello stato di Israele;

misure di sicurezza offerte alle parti, garantite dalla presenza di una forza multinazionale, soprattutto degli Stati Uniti;

indennizzi finanziari agli Israeliani abitanti negli insediamenti in Cisgiordania che dovranno ritornare all’interno di Israele;

diverse opzioni offerte ai profughi palestinesi e ai loro discendenti al fine di una soluzione definitiva del  problema. Riceverebbero indennizzi e potrebbero optare fra lo stabilirsi all’interno del futuro stato palestinese o nei paesi dove attualmente risiedono o in paesi terzi (con l’accordo dei paesi in questione) o in Israele (per una minoranza simbolica e con l’accordo dello stesso Israele);

Gerusalemme capitale dei due stati sulla base dell’assetto delle popolazioni e dei quartieri municipali : i quartieri abitati prevalentemente da Ebrei saranno parte integrante dello stato di Israele, quelli abitati da Arabi faranno parte del futuro stato di Palestina. I luoghi sacri saranno protetti da accordi internazionali e accessibili a tutti;

il riconoscimento reciproco del diritto degli Ebrei ad un proprio stato e analogamente dei Palestinesi ad un proprio stato senza pregiudizio per i pari diritti dei loro cittadini rispettivi

Senza un intervento internazionale vi è il grave rischio che la situazione degeneri con un ulteriore inasprimento del conflitto fra i due popoli.

Georges Bensoussan, storico, Francia; Alain Finkielkraut, filosofo, membro dell’Accademia di Francia, Francia; Daniel Cohn-Bendit, parlamentare europeo, Germania; Michel Serfaty, rabbino, Francia; David Meyer, rabbino, Belgio; Pierre Nora, storico, Francia; Gad Lerner, giornalista, Italia; Stefano Levi della Torre, saggista e pittore, Italia.

Seguono altre 500 firme

Jcall (www.jcall.eu) è nato nel 2010 come movimento d’opinione di ebrei di più paesi europei sulla base di un “Appello alla ragione”, presentato al Parlamento europeo. Sezioni di JCALL operano in Francia, Belgio, Svizzera, Paesi Bassi, Germania, Italia. Sosteniamo una soluzione del conflitto basata sul principio di “Due stati per due popoli”, condizione essenziale perché con la formazione di uno stato palestinese accanto e in rapporti di buon vicinato con Israele, Israele stesso resti uno stato  democratico la cui esistenza sia legittima, riconosciuta e sicura.

La nostra azione si muove su due direttrici principali.

 Un primo ambito è quello delle comunità e istituzioni ebraiche nei nostri paesi dove il dibattito sul futuro di Israele nel Medio Oriente è vivace e la pluralità di posizioni sul tema indice di una sensibilità appassionata e preoccupata. Jcall  ritiene che gli ebrei della Diaspora, solidali con il popolo e lo Stato di Israele e convinti che esso debba restare uno stato  democratico, in cui gli ebrei siano maggioritari ma gli arabi godano dei pieni diritti civili, politici e sociali di una  minoranza nazionale, debbano fare sentire la loro voce critica allorché dissentano dalle azioni del governo di Israele.

Il secondo ambito concerne il nostro  impegno di cittadini nei rapporti con le opinioni pubbliche, i Parlamenti e i Governi dei nostri paesi. Rivolgiamo oggi  ai Capi  di Stato e di Governo dei paesi europei l’appello qui sotto accluso perché i Governi europei si adoperino attivamente con gli Stati Uniti per spingere israeliani e palestinesi  a un accordo di pace. Un appello analogo è stato trasmesso da Jstreet, un’associazione ebraica americana ispirata a principi analoghi, all’Amministrazione statunitense.

Jcall-Italia

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