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Rosarno: lo Stato fallisce ancora

by redazione

Il ferimento di alcuni ragazzi africani, avvenuto nella periferia di Rosarno lo scorso 7 gennaio, a colpi di fucile ad aria compressa, ha acceso una sommossa tra gli immigrati. Pare che a scatenare la rabbia dei ragazzi africani sia stata il diffondersi della voce, falsa, della morte di alcuni connazionali. Ne è conseguita un’intera giornata di disordini, gli africani hanno distrutto quanto incontrassero sul loro cammino. Questo ha assicurato loro, per anni fantasmi, le prime pagine dei giornali nazionali e l’interessamento della classe politica.

Non si tratta di un caso isolato, infatti, era già successo a Rosarno, il 12 dicembre 2008, che, sempre in seguito al ferimento di due giovani africani, la mattina dopo i migranti sfilassero (in quel caso pacificamente) per le vie della città e si rivolgessero al Comune per denunciare l’accaduto e chiedere che fossero prese delle misure di sicurezza. In quell’occasione non venne dato all’accaduto molto risalto dai mezzi d’informazione, confermando un vizio tutto italiano: aspettare che i problemi esplodano invece che fronteggiarli.

Le conseguenze dopo la sommossa degli immigrati non si sono fatte attendere a lungo. E, come prevedibile, subito dopo si è scatenata una «caccia al negro». Non escludo che a cavalcare l’odio, dando vita ad una serie di episodi violenti, siano gli stessi che da sempre terrorizzano la popolazione onesta di Rosarno: «i mafiosi». Tant’è che la procura sta vagliando l’ipotesi che alla base della «rivolta degli immigrati» ci sia la mano della ‘ndrangheta, che spaventata dall’attenzione che lo Stato ha riservato al grave attentato alla procura di Reggio Calabria, abbia cercato di sviare l’attenzione. Ritengo più verosimile che, più che generare tali episodi, la ‘ndrangheta li abbia piuttosto cavalcati, e non solo perché l’atteggiamento mafioso di cui sono pregni alcuni giovani, hanno trovato un motivo che potesse legittimare lo scatenarsi della loro cieca violenza su chi non ha alcuna tutela; ma soprattutto, perche la ‘ndrangheta non può tollerare che qualcuno alzi la testa nel proprio territorio.

Tuttavia, credo che la vera chiave di lettura nei disordini di Rosarno sia da ricercarsi nella spaventosa crisi umanitaria che da anni vede tristi protagonisti gli immigrati extracomunitari. Ogni anno, infatti, ai 15.000 abitanti locali si aggiungevano almeno altre 3.500 persone. Con il passare degli anni, però, il prezzo delle arance inizia inesorabilmente a scendere e la grave crisi agrumicola costringe molti contadini a rinunciare alla raccolta, in quanto, anche potendo usufruire di manodopera a 25 euro, risulta comunque troppo svantaggiosa.

Il disagio economico dei piccoli proprietari terrieri, si scarica in modo più feroce sul più debole, l’alto numero di immigrati che nei mesi della raccolta giungono a Rosarno, scatenando quella che da molti è stata definita «una guerra tra poveri».

Arrivati per vie legali, gli immigrati, si dividono in tre «accampamenti» tra Rosarno, San Ferdinando e Rizziconi, sono diventati irregolari in un secondo momento, perché rimasti sul territorio oltre il limite previsto dal permesso di soggiorno o perché, perso il lavoro, non hanno fatto in tempo a trovarne un altro nel giro di sei mesi, come previsto dalla legge Bossi-Fini. Tra i lavoratori africani della Piana, però, c’è anche chi possedeva un permesso di soggiorno (si parla di sei immigrati su dieci) e chi è a tutti gli effetti un rifugiato politico: una persona che il nostro paese dovrebbe proteggere.

Vivere nella vecchia Cartiera abbandonata di San Ferdinando (in 500 si accampavano ogni anno) o nell’ex fabbrica Rognetta di Rosarno (circa 250), non significa vivere. Niente luce, niente gas, pochissima acqua, quella che viene portata da cinque fontanelle collocate solo all’esterno della Cartiera. L’unico intervento effettuato dall’ente locale risale al 2007, quando furono installati alla Cartiera 8 bagni chimici e 6 docce: quasi una beffa. Un lusso, però, se paragonato alla Rognetta, una struttura dove non esiste nemmeno un tetto. Ruderi diroccati, poi, sono i casolari sulle colline di Rizziconi, a 8 Km da Rosarno, abitati da altre 500 persone. La dura realtà è che chi doveva intervenire non lo ha fatto e questa gente è rimasta priva di qualsiasi copertura igienico-sanitaria.

L’emergenza umanitaria degli immigrati a Rosarno era stata denunciata anche nell’ultimo rapporto dell’organizzazione internazionale Medici senza frontiere, che descrive bene la situazione paradossale degli immigrati: «vittime consapevolidi un sistema economico e politico perverso che li sfrutta e che allo stesso tempo li tollera ma poi li criminalizza».

In questi anni non risulta che il caporalato sia stato effettivamente attaccato e contrastato. In questa situazione, le condizioni di alloggio ed il diritto di accesso alle cure mediche sono stati fortemente condizionate dal mancato conseguimento, o dalla perdita di uno status di soggiorno legale, anche a fronte dell’orientamento delle autorità amministrative che stanno cercando in tutti i modi di ridurre gli interventi pubblici in favore degli immigrati irregolari.

Oggi, che la condizione degli immigrati a Rosarno è degenerata in una guerriglia, non bisogna dunque stupirsi. Come ogni inverno, da 20 anni, era emergenza umanitaria. In 700 vivevano vicino all’inceneritore, in un ex stabilimento (Opera Sila) destinato alla raffinazione dell’olio di oliva e poi abbandonato, come la vicina area industriale, che rappresentano uno dei più grandi monumenti italiani allo spreco di denaro pubblico.

Dopo lo smantellamento degli accampamenti (un ulteriore segno d’ipocrisia nell’eliminare le tracce visibili della vergogna) di quella realtà non rimane più nulla, non è rimasto quasi più nessuno delle centinaia di ragazzi africani che prima affollavano la città, sono stati costretti ad abbandonare la Piana, non sono più graditi da nessuno secondo la stampa nazionale. In realtà, sono due le reazioni, contrapposte, prevalenti tra i cittadini: in alcuni, purtroppo, è subentrata la paura, la rabbia e la voglia di allontanare i ragazzi africani, probabilmente inconsapevoli di quanto essi siano indispensabili alla nostra fragile economia; ma, in molti altri il senso di abbandono è forte, in tutti quelli che hanno sperato che, insieme agli africani, si riuscisse dove da soli abbiamo fallito per troppo tempo. Tra quanti sono pervasi dalla rabbia, forse ha agito inconsciamente il senso di colpa e la vergogna nel vedere l’orgoglio ed il coraggio dei ragazzi africani, orgoglio e coraggio che i rosarnesi hanno smarrito. Il peccato di questi ragazzi è stato quello di pretendere diritti che a Rosarno sono negati agli stessi cittadini italiani.

Nunzia Calderazzo

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